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Il fonico live

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Il fonico live, questo martire!

Avere una vita sole e scegliere di fare il tecnico del suono nella vita è già di per sé segno di insufficienza congnitiva; buttarsi nel campo live suona come una congiura alla propria rete neurale: il fonico live è uno sprovveduto o uno che ama il suo lavoro?

Solitamente la scelta di questa strada è dettata da un ego smisurato da parte del tecnico. Solitamente superbia e buona riuscita del prodotto finale non combaciano anche perché dall’altra parte del mixer di solito si hanno persone che sull’ego non hanno nulla da imparare.

Combattente di trincea, il fonico live dovrebbe essere un umile risolvitore di problemi alla Sherlock Holmes ma spesso si perde in congetture astrali.

Il fonico avrebbe tanto da insegnare ma dall’altra parte non c’è nessuno che ascolta.

Si dice che la blasfemia sia nata con loro in quel momento quando chiuso un soundcheck il chitarrista solista ebbe alzato per la prima volta il gain della sua testata

È molto che non organizzo corsi per tecnici del suono, ma da quest’anno a Settembre ricomincerò. Non tanto per formare dei tecnici del suono ma per formare musicisti che abbiano voglia di capire qualcosa di più sull’argomento.

Barzellette sui fonici

  1. Qual è la differenza tra un fonico e un gatto? Il gatto ha nove vite, il fonico ha solo una.
  2. Perché i fonici non vanno mai in vacanza? Perché altrimenti non ci sarebbe più nessuno da incolpare se qualcosa andasse storto.
  3. Cosa dice un fonico quando non sa cosa sta facendo? “Sto solo provando un po’ di effetti”.
  4. Quanti fonici ci vogliono per cambiare una lampadina? Uno, ma ci vogliono sei ore per trovare il giusto ambiente.
  5. Perché i fonici sono così attenti ai dettagli? Perché il diavolo è nei dettagli, e sanno che il diavolo può causare problemi durante uno spettacolo dal vivo.

Aneddoti sui fonici

  1. Durante un concerto degli Who, il fonico Bill Curbishley scambiò il microfono di Pete Townshend con un altro, causando la caduta di un’intera sezione del sistema audio. Alla fine dello spettacolo, Townshend chiese a Curbishley se fosse il suo “primo giorno di lavoro”.
  2. In un concerto dei Rolling Stones, il fonico dimenticò di accendere i microfoni della batteria, rendendo inudibili le parti di batteria durante la performance. Dopo lo spettacolo, Mick Jagger chiese al fonico se avesse mai sentito parlare di una batteria.
  3. Durante un concerto di Prince, il fonico si addormentò mentre la band suonava. La musica continuò, ma il pubblico non riusciva a sentire nulla perché il fonico aveva spento accidentalmente il sistema audio.
  4. In un concerto degli U2, il fonico si confusee interruppe il segnale del microfono del cantante Bono durante una canzone. Bono si accorse del problema e camminò verso il fonico, prendendo il microfono e cantando direttamente nel mixer. Il pubblico urlò di entusiasmo per la sua improvvisazione.
  5. In un concerto di Metallica, il fonico dimenticò di accendere il microfono di James Hetfield. Il pubblico notò l’errore e cominciò a cantare le parole al posto suo, creando un momento commovente di unità tra la band e il pubblico.

La mia esperienza nel live

Ho fatto il fonico live anche se non ambisco particolarmente. I motivi a favore di fare il fonico live è che paga bene, torni a casa subito con i soldi, non ci sono strascichi sul lavoro – cotto e mangiato -, ma la cosa che preferisco del live è che impari molto, nella necessità e nell’urgenza il cervello può andare in black-out oppure dare una spinta in più perché quando c’è un problema va risolto nel minor tempo possibile!

Un ultima riflessione è che è bello fare i live e se c’è l’atmosfera giusta è un lavoro ricco di emozioni e di scambi culturali.

I miei aneddoti sui live

Ho due aneddoti da raccontare, il primo è stata un’esperienza negativa, il secondo è un trucco divertente che mi sono inventato per sopravvivere ai cantanti.

Uno dei primi live con tecnico del suono

Mi è capitato che a metà del concerto in cui facevo solo il tecnico del suono che si presentasse l’amico del titolare del service che nella vita aveva fatto Vasco, Zucchero ecc, ecc…

Il primo pensiero che ho avuto è stato “figooooo, avrò la possibilità subito di imparare qualcosa!”. Vi avevo accennato che il primo aneddoto non è stato piacevole quindi procedo con la scala verso l’umiliazione dei primi giorni…

Mi si piazza a distanza da canna da pesca e si siede e come tutti quelli che si sentono dei grandi si era portato dietro qualche scagnozzo che, come i cagnolini di plastica da tenere in auto che muovono la testa, annuivano ad ogni sua frase. Dopo poco incomincia a fissare il banco e dialogare con sguardo schifato verso gli scagnozzi e il titolare del service. Manco a dirlo, dopo pochissimo si avvicina e inizia un bellissimo dialogo che parte così:

  • “non senti che non c’è pancia alla cassa?”
  • e io “piacere, roche”
  • “dagli delle basse a quella cassa”
  • “non ho capito il tuo nome”

la situazione quindi degenera in un nanosecondo e il titolare del service si avvicina dietro le mie spalle. Nel frattempo il signor quantocecapiscer con un gesto secco prova a prendere il controllo dell’equalizzatore del canale 1 quello che sempre adibisco alla cassa – e suppongo anche lui-. Io blocco questo gesto mettendo la mano sopra agli equalizzatori e aggiungo “cosa stai facendo?'”.

  • “metto a posto questo schifo”
  • “come ti permetti? Ma chi sei? Tu non tocchi un bel niente”

In quel momento mi si avvicina all’orecchio il titolare che mi fa “lo so ma ti prego lascialo fare” e io “ma cosa ci guadagni con persone del genere?”, “ti prego lascialo fare” e io “però non voglio responsabilità di quello che accadrà”, “ok”.

Beh, non so se farei toccare ancora quel mixer perché da quel momento in poi chi ci ha rimesso è stato il gruppo che ha incominciato a non sentire più e aveva dei problemi seri di feedback sul palco. Quando sono scesi mi fanno “è andato tutto bene fino a metà concerto…” la storia non la continuo perché non c’è più niente di interessante; posso concludere con il fatto che ho preso i miei soldi e tanti saluti. Poteva essere un’occasione per imparare qualcosa sul mix dei gruppi dal vivo e invece è stata una lezione di vita sul come tirare fuori carattere con certe persone e i service da evitare.

Riverbero in spia

L’aneddoto divertente su cui non c’è molto da dire è questo. I cantanti, giustamente, vogliono sentirsi bene in spia e la maggior parte – sopprattutto quelli genere pop e cover band – vogliono un ambiente in spia, solitamente riverbero. Beh, mi è capitato di lavorare in situazioni difficili dove non c’era modo di avere un secondo effetto solo per la voce. Allora, cosa fai?

Beh, sono queste le situazioni che ti fanno aguzzare l’ingegno e dove capisci che la psicologia può abbattere frontiere tecniche.

Quindi, rispondendo “certo te lo metto” e mentre giro un pomellino inutile del mixer chiedo “dimmi quando ne hai ha sufficienza” e chevvelodicoaffà? Ha funzionato e mi risponde “ok, così va bene, forse troppo ma per ora lascialo così”. Bene, questa è verità e chi era con me da parte al mixer lo sa.

Naturalmente l’ho utilizzato ancora sempre con ottimi risultati!

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